Che cosa vede un cieco che è nato senza il nervo ottico?
Vede la stessa cosa che tutti vedono con un ginocchio.
Niente!
Non buio, non ombre, niente!
Quelli che invece possono guardare vedranno il risultato
dello scontro fra la luce e gli oggetti capaci di rifletterla.
Ricordo una pittrice (non artista), rimase più di un’ora a
bocca spalancata davanti a dei bicchieri che avevo disegnato.
Mi chiese, dove avessi comprato il colore trasparente
dimostrandomi che non solo non aveva cercato di capire il “non detto”, ma non
era stata neppure capace di vedere quello che stava guardando.
Quando si parla di dono della rivelazione artistica, lo capisco
bene, ma il dono vale se c’è chi può accoglierlo e vale sia si tratti di arte
descrittiva sia si tratti di arte astratta.
Dico “astratta” di proposito perché ho idea che si confonda
fra questa e l’arte moderna e si storce il naso in genere parlando di arte figurativa come se le due cose non fossero
compatibili.
Non è vero che nell’arte moderna non c’è la rappresentazione.
L’arte moderna è piena di figurativo!
La stilizzazione della realtà resta comunque arte
figurativa!
La questione imitazione non può essere considerata esclusiva
dell’arte classica giacché nell’arte contemporanea possiamo notare comunque
temi e segni presi in prestito dalla realtà e l’arte astratta non è immune
dalla questione imitazione poiché in natura esiste già una sequenza di punti
facilmente riconducile a qualsiasi creazione astratta.
Mirò ha fatto arte astratta eppure qualsiasi persona abbia
giocato con il microscopio sa bene da dove egli ricavò certe forme.
Kandinsky? Ancora più facile: basta aprire un libro di
geometria piana.
Mi piace prendere in prestito una frase estrapolata da “ Altre
forme di vita” dei Bluvertigo:
“in altre zone di questo universo
è facile da realizzare
che esiste tutto ciò che io non riesco
ancora ad immaginare “
Il dono della rivelazione artistica non si rivela senza la
sensibilità di chi dovrebbe riceverlo allo stesso modo di come un ginocchio non può vedere né buio né ombre.
Ad alcuni queste mie posizioni appaiono come un tentativo di
difendere l’arte Classica, come se più volte non avessi citato artisti moderni
non figurativi che stimo molto.
Ho solo voluto smontare dei luoghi comuni che non
appartengono all’arte se non nelle elucubrazioni contorte di molti artisti che
pretendono di possedere più consapevolezza di chi li ha preceduti.
Abbiamo parlato di scarto fra ciò che fa l’artista, ciò che
è l’arte e ciò che gli altri vedono e pensano.
Lo scarto esiste anche fra ciò che fa l’artista e ciò che
lui è e fra ciò che gli altri vedono e pensano e ciò che loro sono, fra ciò che
loro guardano e ciò che sono capaci di vedere ma anche fra ciò che pensiamo sia
l’arte e ciò che dovrebbe essere.
C’è poi la questione che pone il dubbio se l’arte “dice” o “non
dice”:
L’arte dice eccome!
I linguaggi non sono solo verbali, un muto questo lo sa bene
e usa il linguaggio dei gesti.
I linguaggi convenzionali e universalmente riconosciuti sono
certo più immediatamente fruibili e tuttavia pure loro si prestano a incomprensioni
e fraintendimenti.
Se allargo le braccia a un amico che mi viene incontro non
sto solo mostrando due braccia allargate, sto anche dicendo che sono felice di
vederlo, che lo amo e che lo voglio accogliere nella mia vita…eppure non ho
parlato!
Nessuno ad oggi può dare una definizione esatta di cosa sia
l’arte perché è un concetto astratto che, come tutte le astrazioni, è
teorizzabile e mutabile a piacimento pertanto non è corretto asserire che l’arte
descrittiva non può definirsi arte.
Un romanzo è descrittivo e non è forse arte?
Il canestro di frutta di Caravaggio è descrittivo è non è forse un’opera d’arte?
Un romanzo è descrittivo e non è forse arte?
Il canestro di frutta di Caravaggio è descrittivo è non è forse un’opera d’arte?
Gli artisti mostrano quello che non si può dire ma anche
quello che non si riesce a dire diversamente o anche quello che rafforza un già
detto.
Chi ha pensato con Caravaggio o con l’avvento della fotografia
che l’arte “ figurativa” fosse finita perché troppo “descrittiva” a mio avviso,
essendo le cose fatte non solo di forma e luce ma anche di sostanza e odori e
vibrazioni, ha pensato male.
Una mela su un tavolo è diversa nelle diverse ore della
giornata, è diversa se la guardo io o se la guarda un bambino che arriva a
malapena al livello del tavolo, ancora diversa se la guarderà una mosca.
Il fattore imitativo non implica “dire il dato” ma dire come
soggettivamente l’ho visto e interpretato.
L’arte descrittiva non si esaurirebbe nell’oggetto descritto
se guardandola non ci si limitasse a guardare ma ci si sforzasse di vedere.
Chi guardando delle agavi nel belvedere di Nebida vedesse
solo delle piante grasse ingombranti che impediscono allo sguardo di
raggiungere la laveria Lamarmora, probabilmente non si emozionerebbe guardando
le agavi di Masili, oppure può darsi che l’esaltazione delle luci date dal
Masili, in contrapposizione con materie prime opache, risvegli i distratti al
punto che alla prossima gita a Nebida bisognerebbe rimuovere i destinatari
della rivelazione artistica col carro attrezzi perché la contemplazione delle
agavi è diventata virale.
Tornando all’idea delle braccia aperte :
se allargo le braccia a un amico che mi viene incontro non
sto solo mostrando due braccia allargate, sto anche dicendo che sono felice di
vederlo, che lo amo e che lo voglio accogliere nella mia vita…può anche darsi
che l’amico interpreti il mio gesto come la mia intenzione di invadere la sua privacy
o che volessi sottolineare quanto lo trovassi ingrassato : tutto dipende da chi
fa il gesto e da chi lo guarda, nella vita come nell’arte.
Shikanu'
Shikanu'